
[ FISICA ] LA FISICA NEL PROCESSO DI ASCIUGATURA
“Guardare la vernice asciugare” è un modo di dire abbastanza
diffuso, utilizzato quando si ha a che fare con qualcosa di estremamente
noioso. Un modo di dire che non è condiviso da Philippe Coussot, un ricercatore
della Université Gustave Eiffel in Francia, studioso dei processi fisici che si
verificano durante il passaggio di un qualsiasi oggetto dallo stato umido a
quello asciutto.
La ricerca di Coussot utilizza una tecnica chiamata
spettroscopia di risonanza magnetica nucleare, per misurare la distribuzione
dell’acqua in un materiale. Il suo obiettivo è arrivare alla determinazione
dell’equazione matematica dell’assorbimento dell’acqua, a oggi non ancora del
tutto chiara. Alla base dell’applicazione di questa tecnica ci sono alcune
conoscenze – poche – derivanti dall’osservazione empirica: in un pezzo di
tessuto bagnato, le molecole d'acqua possono essere strettamente legate alla
struttura del tessuto, oppure circolare come vapore all’interno della trama.
Consapevoli di ciò, Coussot e il suo team hanno messo alcuni campioni di
tessuto bagnato in contenitori aperti e li hanno esposti a flussi continui
d'aria secca; quindi, hanno utilizzato la risonanza magnetica nucleare per
misurare la quantità d’acqua legata al tessuto in momenti diversi e hanno
determinato il tasso di asciugatura complessivo.
La ricerca di Coussot e la comprensione del
comportamento dell’umidità potrebbe avere importanti applicazioni pratiche in
vari contesti, dall’isolamento idrico delle abitazioni all’asciugatura dei
vestiti dopo il lavaggio. Nel caso specifico dell’asciugatura dei vestiti, la
ricerca sta creando grandi aspettative, tanto più che si va a toccare un altro
tema sensibile, quello del risparmio energetico. I vestiti appena lavati pesano
mediamente il 50% o 60% in più, in quanto saturi d’acqua; l’utilizzo
dell’asciugatrice richiede molta energia, circa 2,2 megajoule per ogni
chilogrammo d’acqua. Si può dire senza ombra di dubbio che le azioni mirate a
far evaporare l’acqua sono quelle che richiedono maggior energia, nella nostra
quotidianità.[ ASTRONOMIA ] L'ULTIMA PRIMAVERA DEI DINOSAURI
L’estate ci riporta al tema delle stelle cadenti e, più in
generale, a quello degli impatti sul suolo terrestre di corpi provenienti dallo
spazio. Sin dalle sue origini, il nostro pianeta ha subito innumerevoli impatti
di corpi di varie dimensioni, con esiti più o meno drammatici per la vita –
animale e vegetale – che in quel momento era ospitata. L’esempio più eclatante
– quello che, primo tra tutti, ci affiora alla mente quando si affronta questo
tema – è l’impatto dell’asteroide che, circa 66 milioni di anni fa, si verificò
nella penisola dello Yucatán, nel Messico, portando all’estinzione dei
dinosauri.
Un recente studio – condotto da Melanie During, ricercatrice
presso la Uppsala University in Svezia – è riuscito a stabilire quale fu
l’ultima stagione vissuta dai dinosauri, ovvero quella in cui si verificò il
catastrofico evento che ne sentenziò la fine. Analizzando fossili di pesce – in
particolare di storione – trovati nel Nord Dakota, During ha dimostrato che
l'asteroide colpì la Terra all'inizio della primavera (boreale). La catastrofe
avvenne proprio quando la vegetazione stava esplodendo e gli animali si stavano
riproducendo. La nuova generazione venne uccisa all’istante; quelli che
inizialmente non morirono, principalmente adulti, sarebbero presto caduti sotto
il peso del freddo glaciale e della carestia, conseguenze dirette dell’impatto.
Oltre a far nuova luce sulla fine di questi giganti del
passato, lo studio di During consentirà di identificare i rischi di estinzione
e le modalità di deterioramento ecologico causati dal cambiamento climatico
globale in atto.