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[ FISICA ] LA SCIENZA CHE COMBATTE GLI INCENDI
Gli incendi boschivi sono una piaga mondiale, un fenomeno che ogni anno sconvolge e distrugge l’ecosistema e l’economia, creando sfollati e vittime tra le popolazioni locali. Per quanto riguarda il nostro Paese, tutte le regioni ne sono interessate, anche se con gravità differente e in periodi diversi dell’anno. Le condizioni ambientali e climatiche della penisola italiana favoriscono lo sviluppo di focolai principalmente in due stagioni dell’anno: nelle regioni peninsulari centro - meridionali, dove il clima è mediterraneo, il fuoco si sviluppa prevalentemente nella stagione estiva, calda e siccitosa; nelle regioni settentrionali dell’arco alpino, ma anche nelle zone appenniniche in alta quota, il periodo critico è la stagione invernale - primaverile, quando la vegetazione è stata seccata dal gelo.
Una dei principali problemi per chi si appresta ad affrontare e combattere un incendio è la difficoltà a vedere oltre la fitta coltre di fumo e fiamme. A bypassare questo problema ci pensa ora la scienza, grazie a un nuovo dispositivo olografico a infrarossi in grado di visualizzare scene interamente nascoste da fumo e fiamme. A motivo di orgoglio, si tratta di un’invenzione tutta italiana, sviluppata dal team di imaging e olografia digitale dell’Istituto Nazionale di Ottica del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Firenze (CNR-INO).
Già nel 2013, lo stesso team aveva realizzato un analogo dispositivo, ma molto più pesante e di grandi dimensioni, che era stato utilizzato soltanto in test di laboratorio. Ora, i ricercatori sono riusciti a miniaturizzare il sistema, a renderlo portatile e applicabile in ambito operativo.
I comuni sistemi di imaging – video e fotocamere nel visibile – non sono in grado di “vedere” oltre la coltre di fuoco e fiamme. D’altra parte, le telecamere nell’infrarosso consentono sì di vedere oltre il fumo, ma non oltre le fiamme. Il nuovo dispositivo è invece in grado di bypassare entrambi gli elementi e le sue dimensioni ridotte lo rendono perfettamente adatto all’utilizzo durante le operazioni di soccorso, per esplorare in sicurezza e rilevare la presenza di persone, animali e oggetti di interesse.   
Questa scoperta è un esempio lampante di come la ricerca, nata in laboratorio, possa trovare soluzioni a problemi concreti. Attualmente allo stato di prototipo, ci si augura che il nuovo visore passi presto alla fase di produzione aziendale su scala globale.
[ ASTRONOMIA ] UN BAGLIORE VERDE NELLA NOTTE MARZIANA
Quando i futuri astronauti esploreranno le regioni polari di Marte, vedranno un bagliore verde illuminare il cielo notturno. È quanto osservato, per la prima volta, dalla missione ExoMars Trace Gas Orbiter (TGO) dell’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea.
Il bagliore notturno è un fenomeno che si osserva anche sulla Terra e non ha nulla a che vedere con la luminosità diffusa dovuta all’illuminazione artificiale. Si tratta di un fenomeno naturale, che si verifica nell’atmosfera planetaria quando due atomi di ossigeno (O) si combinano per formare una molecola di ossigeno (O2).
Nel caso di Marte, il fenomeno era stato previsto teoricamente, ma mai osservato fino a oggi. Gli atomi di ossigeno compiono un lungo viaggio: si formano sul lato diurno del pianeta rosso, quando la luce solare fornisce alle molecole di anidride carbonica (CO2) energia sufficiente a farle scomporre nei suoi elementi basilari, ossigeno (O) e carbonio (C). Quando gli atomi di ossigeno migrano verso il lato notturno e smettono di essere eccitati dal Sole, si raggruppano e formano le molecole O2: questo processo di raggruppamento è accompagnato da emissione luminosa nella frequenza del verde.
Secondo il recente studio – condotto da un team del Laboratorio di Fisica Atmosferica e Planetaria dell'Università di Liegi – questo bagliore potrebbe essere sufficientemente intenso da consentire ai futuri esploratori marziani di vedere e ai rover di navigare nelle notti buie.
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